Un aspetto dell’efficacia dei vaccini riguarda il calendario vaccinale (timing). Infatti, un comune problema che si pone al medico, soprattutto se pediatra, e ai genitori di un bambino riguarda l’opportunità o meno di rimandare la vaccinazione a tempi successivi rispetto ai calendari consigliati.

Le raccomandazioni ovviamente sono state ponderate dagli esperti di sanità pubblica in base a molte considerazioni, sia di tipo medico sia di tipo organizzativo, eppure questo resta un tema sentito e discusso dagli esperti, con pareri discordanti.

Ad esempio, la seconda dose di vaccino MPR viene normalmente data in Germania a 15-23 mesi di età, mentre negli Stati Uniti è somministrata a 4 a 6 anni.

Un lavoro relativo alla vaccinazione anti-morbillosa fatto in Canada, ha identificato l’efficacia del vaccino a 2 dosi del 94%. Interessante è il fatto che il rischio di fallimento della vaccinazione era significativamente più alto (2-4 volte) quando la prima dose del vaccino del morbillo era somministrato a 12 mesi rispetto a quando era somministrata oltre ai 15 mesi di vita. Il meccanismo rimane sconosciuto, ma gli autori suggeriscono che bisognerebbe studiare meglio l’età ottimale per la prima dose.

Il fatto che i calendari e gli obblighi vaccinali differiscano da stato a stato, anche tra le nazioni con sistemi sanitari di simile efficienza e simile epidemiologia, indica che non vi è e non vi può essere una regola fissa e indiscutibilmente fondata su evidenze scientifiche.

Secondo un panel di 37 esperti francesi di vaccini, la vaccinazione anti epatite-B potrebbe essere ritardata fino a 11 anni senza alcun rischio per i bambini e per la diffusione del virus, mentre secondo un altro autore converrebbe farla già nel periodo neonatale.

Ciò conferma la non uniformità della scienza almeno in questo argomento.